martedì, marzo 29, 2005

"E l'ultimo chiuda la porta...Lei per piacere non entri con la sigaretta. Non è una sigaretta? Ah, va bene, la liquerizia è ancora consentita. Mi raccomando statemi vicini, osservate tutto, e fate tesoro prezioso di questa esperienza, perchè ne vedrete di cose.Cosa sono queste? Chi me lo sa dire...? Sì, sono delle lance, sono in legno e metallo, molto pesanti. Mi raccomando, tenetele bene in mente, perchè poi capirete a cosa servivano...e la storia continua...Ecco, venite dentro, tutti...lei è sempre l'ultimo, vero? Sapete cos'era questa? E-r-a u-n-a p-r-i-g-i-o-n-e. E vedete, dove la facevano la pipì? Qui in questo buco. Ma venite...perchè la storia non è ancora finita. Ecco, venite dentro, lei si metta di guardia in quella finestra, lei con il cannone in quell'altra, poi un'altra lì, e un altro a quell'altro cannone...Arrivano i nemici da destra, avverta il cannone, ecco...spari!! BUUUM BUUUM...ma la storia non è ancora finita...Ecco, venite dentro, lungo questo corridoio...da queste feritorie i nemici non ci possono vedere, e allora cosa facciamo loro? MA-RA-MEOOOOO...ma la storia non è ancora finita..."

Ecco, la finisco io la storia. Una volta era una maestra. Ora fa la guida volontaria presso la Rocca Malatestiana di Cesena. Non so quanti bambini abbia tirato sù. Il giro turistico è poi proseguito con altri "marameooo", storie di fantasmi, una tipa stupita (o stupida) che non la smetteva mai di parlare e si meravigliava per qualsiasi cosa inutile che vedeva o che la maestrina le faceva vedere, e per fortuna alla fine il giro è finito.La Rocca di Cesena è "mantenuta" relativamente attiva culturalmente da un gruppo di volontari. Per lo più è gente in pensione, sicuramente con un certo entusiasmo e tante buoni intenzioni, non lo metto in dubbio, ma quando sono uscita ne sapevo meno di quando ne ero entrata. Per fortuna P. spesso e volentieri m'illuminava, anche se credo avrebbe voluto per lo meno stringere un po' le sue mani sul mio piccolo collo per la malsana idea di andare a visitare l'interno della Rocca con quella tipa. Lo ringrazio tanto per non averlo fatto! "In bocca al lupo, giovanotti!" è quello che ha lasciato scritto sul libro degli ospiti.

Mi è mancata la storia, e il fascino che pietre antiche di seicento anni circa sanno trasmettere anche da sole, e ovviamente non per colpa di persone che di anni ne hanno cinquecentoquaranta in meno, circa. E per fortuna che il progetto di fare del tutto un ristorante è andato in fumo...

venerdì, marzo 25, 2005


Kamo River, Kyoto Posted by Hello

Pasqua...

"Dannarsi a fatica, a scuola o all'università, in chiesa o al mercato, è mancanza di vitalità, mentre una propensione alla pigrizia implica appetiti eclettici e un forte senso d'identità" (Robert L. Stevenson, In difesa dei pigri)
E' il mio augurio per queste imminenti vacanze!
Per quanto mi riguarda ci vediamo martedì!
Pasqua...bel nome per una festa!

giovedì, marzo 24, 2005


... Posted by Hello

Linoleum

Quella mattina la mia vita era cominciata come tutti i giorni. Mi ero svegliata da sola, avevo notato che ci vedevo ancora e che riuscivo a muovermi, ma c’era ancora in me la stessa sensazione che tutto fosse troppo grande. Hanno detto che passerà anche questa, hanno detto. Avevo fatto colazione, pianto solo un pochino questa volta. Sto diventando brava, dicono. Qualche mese fa ricordo che ero un vero impiastro, ma come si fa a non piangere, gridare, dimenarsi quando si viene abbandonati? È il solo modo che conosco per dire : «Eh no, cari! Io non ci sto mica! Non vale! Ma dove ve ne andate? Ehi, aspettate…E ora?». Pianto greco. Sono sicura che tra qualche anno imparerò qualche modo meno clamoroso e più subdolo per manifestare lo stesso senso d’abbandono. Bisogna solo saper aspettare. Finora sono una primadonna e queste cose me le posso permettere.
Dicevo. Da qualche mese a questa parte le mattine passavano allo stesso modo, rasentando la monotonia. Ho visto il gatto e detto «Miao». Ho visto il cane e detto: «Bau-bau». Con la giraffa posso solo dire : «Affa», perché non ho la più pallida idea di come faccia una giraffa. Sono intelligente, questo è fuori discussione, la giraffa ha il collo lungo, e mangia gli alberi, ma come fa non lo so proprio. A quanto sembra non lo sanno nemmeno loro. E non lo sa nemmeno Lui. Certo delle Sue capacità intellettive si può anche dubitare un po’. Una volta gli hanno fatto vedere un pappagallo. Gli hanno detto «Pappa…» e lui ha detto «Ppero». Mi sono vergognata per lui in quel momento. Mi ha fatto intendere che voleva fare il simpatico. Ma io non ci ho creduto. Non sono stupida e sono una primadonna, queste cose le capisco al volo. È molto più che intuito femminile.
Il fatto è successo dopo pranzo.
Siamo andati fuori. Ora che non fa più freddo ci portano fuori. Ho deciso che la stagione che mi piace di più è la primavera. Mi ero un po’ annoiata a cadere sul linoleum della stanza: non è proprio bello sbattere la fronte. La prima volta si piange. E anche la seconda. A dire il vero si piange anche le volte successive. Il fatto è che non c’è solo quell’attimo di paura, quando stai cadendo di faccia, e il pavimento si fa sempre più vicino, e sai che tra un attimo ti sbatterà contro provocandoti dolore fisico. Subentra anche una certa frustrazione psicologica. Il pavimento è liscio e anche quando è sgombro non sai mai perché cadi. E ti senti inadeguato anche per un pavimento liscio. Cadere sulla terra e sull’erba è tutta un’altra storia: si può dare la colpa dell’infelice caduta a un sasso, alle irregolarità del terreno, o a una formica, e il tutto a favore dell’autostima. È una bella cosa. Credo che addossare le colpe agli altri sia una cosa che fa crescere.
Lui è stato il primo a camminare. Lo ammiravo per questo, e allo stesso tempo lo invidiavo in modo impressionante. Lui che non era primadonna e non era nemmeno donna riusciva a starsene beato in piedi, dominare tutti noi quadrupedi, arrivare per primo ai giochi, a volte anche giocando sporco, calpestandoci. Ricordo di avergli fatto più volte lo sgambetto per ridimensionarlo un po’. Se non ci pensavo io chi lo avrebbe fatto? Tutti a dirgli «Bravo, bravo!». Si sarebbe di certo montato la testa. E un uomo con la testa montata è specie pericolosa.
Però, quanto mi piaceva? Non riuscivo ad ammetterlo, ma mi piaceva molto più dell’orsetto con cui dormivo. Sentivo di tradire l’orsetto, e di questa cosa me ne dispiacevo, ma Lui aveva le manine più belle di tutti gli altri, due occhi grandi che ti facevano venir voglia di pizzicarli e tirarli fuori da dove erano stati messi e farli rimbalzare a terra per un po’, un sorriso incantatore, una dozzina di dentini messi tutti al posto giusto, e il pannolino sempre calato. E poi quando parla: “palla”, “macchina”, “bua”, “cacca” sono parole che acquistano un significato magico quando le pronuncia Lui. A parte l’incidente “pappappero” non posso fare a meno di confessare che avevo un debole per quell’uomo.
I nostri contatti sono stati sempre brevi, tuttavia intensi. Quando stava sviluppando la sua supremazia fisica dando in testa i giochi agli altri, una volta ha reso anche me partecipe di questa sua crescita interiore colpendomi con una macchinina. È stato talmente bello che non ho potuto fare a meno di piangere. Un’altra volta mi ha fatto mangiare con il suo cucchiaio e di nuovo mi ha reso partecipe di qualcosa di suo, la gastroenterite che ci ha costretti a letto per due settimane.
La primavera era bella anche per i fiori. Li facevano raccogliere per poi darli a qualcuno. E dopo l’offerta era automatico il bacino. Quanti baci a primavera.
Fino a quel momento tutto normale. C’era chi faceva giardinaggio strappando le foglie delle piante, chi faceva rimbalzare una macchinina – e poi mi chiedo perché mi sento intelligente… -, chi parlava del più e del meno usando solo sillabe inizianti con T, chi raccoglieva fiori e dava bacini, chi dava solo bacini. Cosa? No. Non è possibile. La storia dei baci è un riflesso condizionato. Lo sa anche Pavlov. Non si possono dare baci senza dare prima fiori. Ma chi è che infrange le leggi del cosmo? E chi è che infrange le leggi del cosmo proprio con Lui? Era Lei.
Se ne stava lì in piedi, come una ballerina, sulle punte, cercando di trovare il baricentro del suo equilibrio attaccandosi proprio alla Sua spalla, e le sue labbra, a dire il vero un po’ bavose, si erano incollate alla guancia di Lui. Sulla Sua faccia era spuntato un sorriso giocondo, non capivo se gli piaceva oppure no essere mangiato da quelle labbra. Di sicuro non doveva essere una sensazione sgradevole. A me piacerebbe essere mangiata di tanto in tanto. Lo ammetto.
La cosa più seccante fu che Lui ricambiò il bacio con la stessa rapidità con cui una zanzara punge. In realtà cominciavo a sentirlo un po’ di prurito. Eritema da stress, senza dubbio. Stavo per essere colta da una crisi esistenziale. Mi girava un po’ la testa e cominciai a camminare sull’erba con in mente queste domande: Forse per vivere in santa pace non bisogna accontentare nessuno? Forse non bisogna aspettare il risultato di un riflesso condizionato? Forse è meglio mostrarsi stupidi per comportarsi liberamente? Camminavo e incrociavo gli sguardi degli altri. Stavo puntando i Due per poterli separare, e tendevo la mano verso quelle labbra che assaggiavano la Sua pelle. Quanti scambi di cellule. Persi il mio equilibrio mentale e caddi in modo maldestro a terra. Dov’era la formica? E dov’era il sasso? Non c’era niente e rimasi con un po’ di terra in bocca a chiedermi: Di chi è la colpa?>
Mi sa che questo oltre ad innumerevoli lettere, mail, e liste della spesa è il primo racconto che ho scritto.
In questi giorni all'asilo stiamo lavorando solo noi supplenti. Un bimbo -- un'hobbit di tre anni-- mi ha tirato una costruzione sul naso. Va bene che mi dovrei operare per la deviazione al setto nasale, ma così è ridicolo. M'ha fatto male...

martedì, marzo 22, 2005


Lain Posted by Hello

Impronte

"Il vagone della metropolitana grondava persone, fiato, odori, unto, stanchezza, muscoli afflosciati dal caldo, starnuti, gocce di sudore, umidità. Riflessa nel finestrino notai che mi si erano già arricciati i capelli, ma non li toccai per paura di sporcarli. Alla fermata Tiburtina scesero in molti, tutti quelli con la valigia e gli infradito. Mi vennero in mente i sedili blu dei treni regionali, i prati di Capannelle, l’aria fresca dei Castelli. «Domani torno a Frascati» pensai non troppo convinta. Vicino alle porte d’uscita c’era la pubblicità di un centro dimagrante che promuoveva “sconti bikini”. Di fronte a me era rimasta una signora: pelle giallognola, fianchi larghi, sciatta, cadente, testa arancione e grigia, una ciocca di capelli appiccicata sulla guancia. Aveva un borsone di paglia dal quale spuntava un sedano. Credo che tutto il cattivo odore del vagone provenisse dai suoi piedi: duri, accaldati, più gialli della sua pelle e scuri sui talloni. Li avevi infilati a forza in un paio di ciabatte argentate con la suola di sughero pressato. La fibbia sul collo del piede premeva, e quattro dita ammucchiate una sopra l’altra facevano capolino dalla punta della ciabatta. L’alluce destro era deformato e tale e quale era l’unghia, ricurva, ispessita e con una macchia di smalto rosso che stava lì almeno dagli anni ‘50. Del mignolo non c’era traccia. Immaginai quei piedi in riva al mare pulirsi nell’acqua fresca e nella sabbia, impregnarsi d’acqua salata e di odore di iodio, e per un processo osmotico rigenerarsi fino a diventare bianchi e morbidi. Presa da queste fantasie stavo per perdere la mia fermata. Aprii le porte, e scendendo mi voltai un attimo a guardarla. Stava per tossire e allontanandomi riuscii solo a sentire catarro venire su dai polmoni e qualcuno che deglutiva".
Questo breve racconto l'ho scritto, forse quasi due anni fa. Ora l'ho mandato per il concorso letterario "Parole in corsa" indetto qui a Roma dall'ATAC e da Trambus. La scorsa settimana un tipo mi aveva invitata ad una trasmissione sulla rete locale Roma Uno (che promuove questa iniziativa) per parlare insieme ad altri "scrittori" inediti dei racconti o forse dell'iniziativa in genere. Ieri ho declinato l'invito...! Sono impacciata quando mi scattano una foto, figuriamoci davanti ad una telecamera!

lunedì, marzo 21, 2005


lanterna Posted by Hello

Tokyo...10 anni fa

Ieri ricorreva il decimo anniversario dell'attentato al gas sarin messo in atto dalla setta Aum Shinrikyo. Il venti marzo del millenovecentonovantacinque nelle stazioni della metropolitana di Kasumigaseki, Nakanosakaue, Kodemmacho, Hatchobori, Tsukiji e Kamiyacho il gas sarin uccise 12 persone e ne intossicò più di 5500. E' il peggiore attentato subito dal Giappone dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Questa mattina sono andata a vedere la discussione della tesi di una mia amica, Ale. Trattava dello scrittore Haruki Murakami, tornato nel suo paese, il Sol Levante, dopo esserne scappato per colpa della troppa notorietà e dopo aver trovato un po' di pace nel resto del mondo. L'evento che lo fece ritornare a casa fu proprio questo attentato. Volle in un certo senso recuperare una parte di sè nel momento in cui la nazione a cui apparteneva veniva scossa dall'interno. Ne nacque un libro Underground: «Ogni singola persona che quella mattina si trovava in quelle carrozze della metropolitana ha la sua faccia, la sua vita, la sua personalità, la sua famiglia. Ha le sue gioie, i suoi drammi, le sue contraddizioni, i suoi dilemmi. E una storia che è la sintesi di tutti questi fattori. Il contrario non è concepibile. Avreste potuto esserci voi, lì, avrei potuto esserci io». Einaudi l'ha pubblicato.
Oggi in Giappone è festa...è iniziata la primavera.

sabato, marzo 19, 2005

under costruction....

Sto lavorandoci un po' su..!
Non ho certo la pretesa di saper scrivere "come si deve"...ma mi piace conversare e soprattutto delle cose che piacciono a me! Sì, forse questa è la vera pretesa --concedimi un po' di egocentrismo leonino.
Quindi se e quando hai voglia spendi pure qualche minuto per leggere e scrivere...di certo non ti arricchirai culturalmente--in questo senso io tendo al vuoto...