mercoledì, febbraio 13, 2008

Serata con Kitano....!


Ieri si è aperta presso l'Istituto Giapponese di Cultura la rassegna cinematografica "Eccentriche Visioni", e lo ha fatto con un evento speciale, la conferenza intitolata "TAKESHI KITANO storia di un mito - mito di una storia".

Doveva essere l'occasione per incontrare e conoscere Txkun, ma a causa di circostanze sfavorevoli (!) non ci siamo incontrati!

Alla conferenza erano presenti un discreto numero di persone, tra le quali ho riconosciuto due professoresse dell'università. Mi ero illusa di trovare anche Enrico Ghezzi, ma ho sbagliato conferenza, sarà presente alla prossima! Ieri hanno invece animato la discussione Bruno Di Marino, storico del cinema e docente universitario (intervenuto al posto dell'annunciato Stefano Curti, direttore artistico - Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo), Donatello Fumarola (critico cinematografico), Carlo Hintermann e Daniele Villa autori (insieme a Luciano Barcaroli) del libro "Il cinema nero di Kitano Takeshi", lavoro che cerca di analizzare il cinema del regista giapponese attraverso una chiave di lettura e propone le sceneggiature di "Sonatine", "Hana-bi", e "Brother".

La conferenza è stata preceduta dalla visione della parte finale dell'ultima opera cinematografica di Kitano, "Kantoku Banzai" (監督·ばんざい, Glory to the Filmmaker!), presentata alla 60ma edizione del Festival di Cannes e che molto sicuramente non uscirà nelle sale italiane, ma sarà direttamente distribuita su dvd.

All'inizio ha preso la parola Di Marino, che ha brevemente illustrato la collana "Eccentriche Visioni" della RaroVideo e dalla quale prende il nome la rassegna dell'Istituto Giapponese. Il "tributo" era d'altronde necessario, appunto perchè durante questa rassegna oltre ai lungometraggi in 16 o 35 mm presenti nella cineteca dell'Istituto verranno pubblicati titoli editi dalla RaroVideo in DVD di autori considerati minori come Masaki Kobayashi e Kaneto Shindo.

Dopo questa introduzione si è iniziato a parlare di Kitano Takeshi. Quello che colpisce nella cinematografia di questo regista è la sua imprevedibilità. Nei primi film sembra seguire una certa coerenza di storia, immagini, e personaggi, fino al terzo film "Silenzio sul mare" (Ano natsu, ichiban shizukana umi, 1991), dove si stenta a riconoscere lo stesso autore. Dopo l'incidente motociclistico del 1994 sembra che Kitano in ogni suo film dica "Da qui inizia per me un nuovo percorso", un percorso quasi sempre di auto-distruzione e poi rinascita.

Secondo Hintermann sembra che il cinema di Kitano ogni volta spiazzi non solo il pubblico, ma anche tutta quella critica cinematografica che cerca d'inquadrare e classificare i suoi film e che non ci riesce perchè ogni film di Kitano altro non è se non una "testimonianza". Prima di affrontare il lungo lavoro che alla fine è terminato con il libro, Hintermann e Villa si sono più volti chiesti: "Attraverso quale porta possiamo entrare nell'universo Kitano"? Le risposte a questo interrogativo sono presenti anche nell'introduzione, scritta da Shigehiko Hasumi, nella quale si legge anche che una delle caratteristiche del cinema di Kitano è il non dichiarare, il mutare continuamente senza dichiarare questa mutazione. Hintermann ha definito questa caratteristica di Kitano con l'espressione "sfinge della mutazione".

Anche Fumarola ammette la difficoltà nel trovare nell'opera di Kitano un collegamento con il mondo esterno (anche cinematografico), e per il critico l'intera opera di Kitano può essere vista come un unico grande film nel quale di volta in volta vengono fuori i diversi aspetti di Kitano: il performer televisivo, il comico, lo yakuza...etc. Una delle iniziali chiavi di lettura poteva essere il noir...ma da quando le sue opere si sono fatte più sentimentali, a volte tenere, è difficile non accorgersi dei tanti percorsi che in ogni film Kitano intende percorrere. Questo si riflette anche nelle sceneggiature delle sue opere: a volte non ci sono proprio e sono improvvisate, altre volte vengono modificate, altre volte ancora ci sono, ma non vengono rispettate.

Hintermann ritiene che esista un "sistema Kitano": l'universo del regista Kitano si accorda con il suo mondo, soprattutto con quello televisivo. Molte volte la scrittura della sceneggiatura di un film avviene durante le pause della registrazione di un programma televisivo, da dove Kitano attinge le immagini fondamentali. In tutto questo lavoro grandissima importanza riveste l'assistente personale di Kitano.

Un altro tema che è stato trattato e che può essere visto come una delle porte dalle quali entrare nell'universo Kitano è quello della dicotomia morte/rinascita. Forse tutto nasce da "Brother", considerato da Hintermann come l'atto sacrificale.

Prendendo come spunto il cortometraggio realizzato da Kitano per il film corale "A ciascuno il suo cinema", realizzato lo scorso anno per festeggiare i 60 anni del Festival del Cinema di Cannes, si porta il discorso sulla relazione tra il cinema mondiale e il cinema di Kitano. Ci si rende conto che mentre si assiste alla tendenza generale di emulare (non si sa poi perchè) il cinema USA, tendenza seguita anche dal cinema europeo, l'opera di Kitano se ne discosta...ma più che sfuggire si rinnova, forse perchè Kitano, proprio per la sua provenienza dal mondo dello spettacolo, è l'unico regista tra i molti ad essersi accorto che il cinema non è solo nelle sale cinematografiche, ma può essere presente, appunto, anche nella TV, che può essere fonte d'ispirazione per il cinema.

Di Marino poi pone la fatidica domanda agli autori del libro: "Che tipo è Kitano dal vivo?". Villa e Hintermann all'unisono dicono che è un tipo molto disponibile, ha improvvisato delle gag (come quando li ha rincorsi per un corridoio dopo un'intervista per portar loro il pacchetto di sigarette che avevano lasciato sul tavolo della sala dell'intervista...e poi si è intrattenuto a parlare e fumare con loro perchè non conosceva quella marca di sigarette e ne era incuriosito), e in generale è sembrato una persona dai modi molto cortesi.

La cortesia di Kitano però ha avuto anche dei limiti! Infatti all'inizio c'è stata una certa diffidenza da parte dell'Office Kitano nella realizzazione del libro, e, come in tutte le organizzazioni giapponesi, gli autori sono dovuti passare per determinati canali avendo sempre un atteggiamento preciso. L'Office poi si è dimostrato molto disponibile, ma Kitano più volte (perchè Villa e Hintermann hanno insistito più di una volta) ha detto NO al progetto dei due di realizzare all'interno del libro anche un'antologia televisiva. Il rifiuto di Kitano è presto spiegato. Innanzitutto per lui la televisione che fa in Giappone risulterebbe completamente incomprensibile al pubblico italiano; e inoltre, cosa più importante, per Kitano la TV non può essere storicizzata, perchè un'opera televisiva si consuma nel momento in cui viene trasmessa (secondo Villa il suo rifiuto per un'antologia televisiva è anche dettato dal fatto che la separazione tra Kitano-perfermer-televisivo e Kitano-regista è molto sentita in Giappone, e molti giapponesi ignorano le opere di Kitano regista conosciute e apprezzate invece all'estero).

La conferenza poi si è conclusa con la proiezione del "One Fine Day" realizzato da Kitano "A ciascuno il suo cinema":



Dopo la conferenza è stato trasmesso "Boiling Point", uscito in cofanetto per la RaroVideo insieme a "Violent Cop".