Tormento e piacere sono stati per me (ma spero anche per altri studenti di letteratura giapponese dell'università) i volumi scritti dall'insigne Donald Keene, yamatologo si fama internazionale nato a New York nel 1922 e ancora attivo come professore emerito di letteratura giapponese alla Columbia University (dirige anche a New York l'istituto che porta il suo nome, il Donald Keene Center of Japanese Culture...se qualcuno capitasse a New York potrebbe anche andare a dare un'occhiata...ogni riferimento è puramente casuale...!).
Non vi racconto la sua biografia perchè potete trovarla ovunque su internet. Da oggi in avanti mi cimenterò invece nella traduzione dei suoi saggi autobiografici che il buon Keene scrive settimanalmente da ormai un anno su un noto quotidiano giapponese (nella versione online in inglese). "Perchè mai?", chiederete voi? Perchè trovo estremamente interessante e utile andare a curiosare nella vita di uno studioso che ha vissuto la storia letteraria e non del paese al quale sono legata anche intellettualmente...e soprattutto perchè mi va! Ecco!
Ogni post legato ai saggi scritti dal Keen li troverete nel target "Donald Keene" nella colonna a destra. Se volete usare il materiale tradotto siete liberi di farlo, ma se me lo comunicate prima è meglio!
Buona lettura!
Saggi autobiografici di Donald Keene
"Quando ero bambino (e ancora più tardi) non c'era assolutamente nulla che potesse farmi pensare al Giappone. La parola kimono (comunque la pronunciassi), era probabilmente l'unica parola in giapponese che conoscevo, ma grazie alla mia collezione di francobolli ero anche consapevole del fatto che la scrittura giapponese e quella cinese erano simili o forse uguali. Questo era tutto ciò che mi era familiare della lingua giapponese e della cultura giapponese. Non avevo mai visto un film giapponese, e mai ascoltato un brano di musica giapponese, mai sentito parlare in giapponese. Fino al liceo non avevo nemmeno mai visto un giapponese, era una studentessa della mia classe. Ne sapevo molto meno del Giappone rispetto a quanto ne sapevano i ragazzi giapponesi dell'America.
Un ragazzo giapponese ha una seppur minima familiarità con le parole inglesi che riguardano il baseball. Avrà sicuramente fatto attenzione ai nomi dei giocatori scritti in romaji sul retro delle maglie dei giocatori o ai nomi delle loro squadre scritti in inglese sul davanti. Avrà visto un film americano, cantato o suonato un pezzo americano, imparato qualche nome di presidente americano o i nomi di alcuni cantanti. Conoscerà alcune parole d'inglese ignorando che si tratta di gairaigo.
Sebbene frequentassi una scuola superiore che ha sfornato nel tempo parecchi vincitori di premi Nobel, la nostra educazione era più o meno limitata alla storia, la letteratura, e la scienza dell'occidente. Non ricordo di una singola cosa sentita sul Giappone durante le lezioni di storia, nonostante probabilmente la grande impresa del Commodoro Perry di aver "aperto il Giappone" ad un certo punto deve essere stata nominata. Quando avevo 10 anni, ricevetti per Natale un'enciclopedia per bambini che aveva allegati tre volumi supplementari, uno dedicato al Giappone, uno alla Francia, e uno all'Olanda. Non so perchè siano stati scelti proprio questi tre paesi. Forse perchè si prestavano bene ad illustrazioni attraenti --taikobashi per il Giappone, donne e uomini danzanti su un ponte di Avignone per la Francia, gli zoccoli di legno per l'Olanda. Una cosa che imparai dal volume dedicato al Giappone fu che i giapponesi componevano poesie molto brevi chiamate haiku. Questa fu la mia introduzione alla letteratura giapponese.
L'ignoranza sul Giappone non era inusuale per un ragazzo cresciuto settant'anni fa in America, ma l'essere nato a New York mi escluse in vari modi dagli altri ragazzi americani. Per esempio, gli amici giapponesi si sorprendevano sempre quando scoprivano che non sapevo guidare una macchina. Credevano che ogni americano imparava a guidare fin da bambino. Questo è vero per qualsiasi ragazzo nato in altre parti dell'America, ma i newyorchesi ritengono che prendere la metropolitana o gli autobus sia il modo normale di andarsene in giro, e pochi hanno una macchina.
Sono cresciuto in un quartiere della classe media dove poche persone avevano una macchina. Mio padre in effetti aveva posseduto macchine di tutti i generi, grandezza e condizioni dipendevano dalla situazione finanzaria del momento, ma le macchine non mi hanno mai attratto. Preferivo la metropolitana ed ero orgoglioso (all'età di nove anni) di poter andare in giro da solo. Ripensandoci mi sembra che non ci fossero molte macchine sulle strade del mio quartiere. I bambini giocavano in mezzo alle strade irritandosi ogni volta che ne passava una.
Le macchine non erano i soli veicoli. Ogni mattina il latte veniva portato da una carrozza trainata da una cavallo. Il cavallo sapeva esattamente davanti a quale cancello fermarsi e dava all'uomo-del-latte il solo tempo necessario per lasciare le bottiglie di latte davanti alle diverse porte delle cucine. I raccoglitori di cianfrusaglie (come i chirigami kokan a Tokyo) a volte passavano ai bordi delle strade su un calessino cantando una specie di motivetto sentendo il quale la gente si precipitava fuori dalle case per vendere i vestiti usati.
Lo scorso anno ho visitato per la prima volta in sessanta anni le strade di Brooklyn dove sono cresciuto. Pensai a quanto sono stato fortunato a crescere in una casa su una strada con alberi su entrambi i lati, ma come ragazzo con comprendevo la mia fortuna e desideravo vivere da un'altra parte, ovunque ma non lì.
La mia grande gioia era andare a vedere i film. Andavo volentieri dal dentista e anche dal barbiere (che odiavo ancora più del dentista) se mia madre mi prometteva che come ricompensa mi portava a vedere un film. Amavo ogni genere di film, indiscriminatamente, ma ero attratto soprattutto da quelli che mostravano tipiche famiglie americane che vivevano in piccole città. Il padre in queste famiglie era sempre gentile, con capelli grigi e baffi, e la madre cucinava sempre delle torte. I probemi dei ragazzi nel film -- se venivano presi oppure no a far parte della squadra di baseball oppure se avrebbero fatto brutta figura durante il loro appuntamento amoroso del sabato sera -- erano problemi che non mi affligevano. Io li invidiavo perchè le loro vite sembravano più serene della mia.
La Grande Depressione cominciò quando avevo sette anni. Da lì in avanti le conversazioni durante le cene riguardavano sempre le condizioni economiche di mio padre, un soggetto mai discusso dai personaggi dei film. Non molto di quello che succese allora mi dà nostalgia. Nel 1939 mia sorella morì, lasciandomi figlio unico. Da allora la relazione tra i miei genitori deteriorò in modo che anche un bambino poteva comprendere. Un giorno mio padre si precipitò fuori casa urlando che non sarebbe più tornato. Mia madre m'implorò di andargli dietro pregandolo di tornare indietro, ed ebbi successo, ma le dispute continuarano tutte le notti. Una notte sentii mio padre dire che l'unico motivo per il quale aveva continuato a vivere con mia madre era che voleva bene a mia sorella, ma ora che era morta non c'era nessun'altro motivo che lo trattenesse lì. Forse non intendeva dire proprio questo. Forse avevano discusso in un eccesso di rabbia, ma non dimenticai mai quelle parole. La separazione finale dei miei genitori e la partenza mia e di mia madre, che andammo a vivere in un tetro appartamento, avvenne quando avevo 15 anni".
Ci devo pensare un po', non ricordo quale immagine avessi io del Giappone da piccola e quando scoprii finalmente il Sol Levante. E voi? Riuscite a ricordare quando avete scoperto il Giappone e come?
7 commenti:
Hello!!
Thank you posted a comment in my blog.
You might forgot it. Because long time ago.
I've been lazy so I haven't written a blog for long time. :P
Your blog is wonderful!!
There is many words many infomaton.
I can't understand Italian although but I get you are intersted in Japan clture and MIka Nakashima.
I'm glad as Japanese.
I've been to Italy before.
I enjoyed in there veru much.
Have a nice day!!
See-ya!!
Okyan.
Hi Okyan,
dont'worry for the comment on your blog...I know how blogs go on, because I'm very lazy too!
I'm sorry that you cannot understand Italian (but my blog isn't so interesting), I've used to update an English version of this blog but 'cause to my laziness finally I've deleted the blog! I've never thought of a Japanese versione but 書きにくい.
Thank you for coming!
I've got a news on Japan blog too (www.newsgiappone.splinder.com), you're welcome even here.
Bea
Okiya-san, don't believe her: Bea's blogs are always interesting.
Check out her news on Japan blog.
Ciccia, vuoi una mano con Keene? Pensa che mi era venuta la stesa idea in mente... :)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
quello che stavo cercando, grazie
quello che stavo cercando, grazie
Si, probabilmente lo e
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